Va in scena il futuro

09 Ottobre 2019

Le buone pratiche del riciclo diventano uno spettacolo e gli attori saranno i ragazzi 

Trecento bambini che si commuovono e ridono e, soprattutto, imparano. Forse mai avevano visto che l’acciaio, l’alluminio, la plastica, la carta, il legno e il vetro diventassero contemporaneamente persone in carne e imballaggi e personaggi divertenti ed esilaranti del piacevole ed istruttivo spettacolo
andato in scena ieri mattina, di fronte a 14 classi delle scuole elementari di Milano, al Teatro Munari del capoluogo lombardo. Dipende da Noi, tratto da un testo del compianto e indimenticato Ezio Alberione (portato in scena dalla Compagnia Labili con la regia di Claudio Autelli, le scene e attrezzeria di Patrizia Monastero, Alessia Simeone, Greta Guccione e i costumi di Marina Paoletti), rappresenta l’evoluzione di
quel progetto di educazione alla cittadinanza ambientale promosso da Conai, che appunto il Consorzio nazionale imballaggi in collaborazione con il Corriere della Sera, sta portando avanti da tempo.
Prima c’era stato il successo di Riciclo di classe, adesso la campagna di sensibilizzazione alla corretta separazione dei rifiuti e al riciclo come comportamento di salvaguardia dell’ambiente in cui viviamo, vuole toccare il cuore dei bambini e colpirli emotivamente affinché sorga in loro una responsabilità civica fondamentale per il futuro del pianeta Terra. «Questa rappresentazione teatrale non
costituisce un caso isolato, attraverso l’invio di un kit didattico a 2.500 scuole italiane contenente il copione – spiega Luca Brivio, responsabile delle comunicazioni Conai -, vogliamo invitare presidi e maestri a far rappresentare nelle classi questa storia, a filmarla e poi a mandarci i video che premieremo insieme al Corriere della Sera.
Stiamo pensando, inoltre, a portare in tour nel 2020 Dipende da Noi alla luce delle brillanti qualità mostrate da Labili. Far sorgere nelle persone la responsabilità verso i corretti comportamenti nel
riciclo passa anche attraverso prove educative veicolate dall’arte. Le scuole potranno ovviamente riadattare il testo, reinventare i costumi».
Un fragore rompe il silenzio della sala, il fumo si dirada ed ecco Acciaio (lo impersona Woody Neri) colpire i bidoni di latta della propria postazione, Alluminio ovvero uno stralunato Federico Gariglio emergere poeticamente dal cumulo di ferraglia. Plastica interpretata da Paola Palmieri è una battutista pungente «hai i polimeri impazziti», mentre Noemi Bresciani, la signorina Carta ha un lirico candore, ricorda un po’ Pippi Calzelunghe. Matteo Vitanza è tenero nella sua veste tutta di Legno, infine Vetro,
nella persona di Robin Consiglio, fa subito capire che il suo compito è quello di essere un po’ il saggio di questo gruppo un po’ strampalato che, anche se si tratta della prima rappresentazione scenica dello spettacolo Conai, esprime già grande affiatamento e capacità di calarsi perfettamente nell’atmosfera
un po’ felliniana voluta da Claudio Autelli.
«Questa è una storia di formazione – spiega il regista -, è l’avventura di due ragazzini accompagnati da sei magici amici che prendono consapevolezza della loro responsabilità nei confronti di un giardino che è metafora di un mondo intero». Appunto il parco della immaginaria casa di campagna in cui è ambientato lo spettacolo, come un po’ la Terra, è stata trascurata dall’uomo, che vi ha accatastato rifiuti alla rinfusa, ignaro dell’anima buona e pulita che hanno i materiali assoggettabili al riciclo. Gina e Renzo – Dalila Reas e Giacomo Vigentini – sono molto credibili nel ruolo dei nipotini tornati, da adulti, nella
dimora dei nonni per mostrarla ai due ipotetici, simpaticamente insopportabili compratori (Michele Di Giacomo e Anahì Traversi); riusciranno, aiutati dai sei donchisciotteschi compagni di discarica a dissuadere, prima sé stessi e poi gli speculatori edilizi, dall’intento di costruire un hotel nel posto dei loro
ricordi, e a convincersi dell’importanza di non buttare il passato ma di riciclarlo.

Fonte: Corriere della Sera