C’è una battaglia attorno al riciclo degli imballaggi e al mercato che esso rappresenta. Ora nella battaglia è stato schierato un grosso calibro: una ricerca della Luiss, presentata a Roma, dice che l’eccesso di competizione può danneggiare l’ecologia.
I fronti opposti dicono: bisogna spaccare il sistema attuale per dare spazio alla concorrenza aggressiva (da una parte) oppure (l’altro fronte) è necessario salvaguardare un sistema la cui strutturazione permette di conseguire efficienza economica e rispetto dell’ambiente. L’argomento è il Conai, il Consorzio nazionale imballaggi, istituito vent’anni fa per legge dalle imprese e ormai inserito a pieno titolo nel mercato con risultati invidiati in tutta Europa. Il sistema fa gola a molti che vorrebbero farsi spazio nel mercato sottraendolo al consorzio e al suo sistema di consorzi di filiera e di imprese, il cui ruolo dominante condiziona il settore. E in qualche caso c’è chi vorrebbe non solamente fare concorrenza ma anche goderne solamente i vantaggi senza farsi carico degli oneri, come l’obbligo del “servizio universale”, cioè senza doversi occupare di tutto il ciclo dei rifiuti, disagi compresi, ma solamente della parte più appetitosa.
Ma ecco la ricerca promossa dal consorzio Conai e realizzata dall’Università Luiss-Guido Carli, intitolata «La gestione dei rifiuti di imballaggio in Italia: profili e criticità concorrenziali».
Nella gestione dei rifiuti di imballaggio — dice lo studio — la tutela dell’ambiente e della concorrenza sono obiettivi che si intersecano, ma che non sempre convergono. Vi sono casi «in cui i meccanismi concorrenziali non riescono a garantire un adeguato livello di tutela ambientale, giustificando l’adozione di misure limitative della concorrenza».
Il modello italiano è un modello in Europa: «Basato sulla centralità del sistema consortile in funzione sussidiaria rispetto agli altri operatori», appare «giustificabile per garantire la prestazione universale del servizio, che assicura
la gestione dei rifiuti di imballaggio su tutto il territorio nazionale e per tutti i tipi di rifiuti di imballaggio».
La ricerca evidenzia che per poter usare nel modo migliore la leva della competizione per soddisfare gli obiettivi ambientali piuttosto che “spaccare tutto” sarebbe meglio adottare «un miglior collegamento tra il livello contributivo ambientale e i costi dell’impatto ambientale delle fasi di fine vita e nuova vita degli imballaggi».
Secondo il presidente del Conai, Roberto De Santis, occorre evitare «interventi legislativi parziali che potrebbero mettere a repentaglio gli importanti risultati di riciclo conseguiti. Occorre che tutti i soggetti coinvolti si facciano carico degli
oneri ambientali connessi alla loro attività e siano chiamati ad obblighi di compliance e di trasparenza».
A parere di Michele Grillo, professore ordinario di economia politica alla Cattolica di Milano (e già componente dell’Antitrust) «l’introduzione di ulteriori misure di concorrenza deve tenere conto dell’interesse pubblico delle amministrazioni a non lasciare frazioni di rifiuti non raccolte per strada».
Fonte: Ilsole24ore.it