Sorpresa: l’Italia è il paese europeo con la più alta percentuale di riciclo sulla totalità dei rifiuti, con il 79% di scarti avviati a riciclo: la Francia è al 55%, il Regno Unito al 49%, la Germania al 43%.
L’Italia va, dunque, all’appuntamento con la nuova direttiva europea sui rifiuti in una posizione finalmente di eccellenza, nonostante sia anche il Paese delle ecomafie e dei rifiuti abbandonati o delle grandi città costrette a penose esportazioni.
«I dati sulla raccolta sono ottimi – spiega Giorgio Quagliuolo, presidente del Conai – ma si scontrano
con carenze impiantistiche e lungaggini burocratiche. In particolare, il nostro Paese è in difficoltà con gli impianti di stoccaggio, di trattamento e di smaltimento dei rifiuti».
Stando a queste premesse, i risultati ottenuti dall’Italia sono ancora più eccezionali: a livello europeo l’obiettivo sul riciclo fissato per il 2025 è del 65% e già nel 2017 l’Italia lo aveva superato. «Abbiamo raggiunto le soglie previste dalla Ue in 5 materiali su 6 – specifica Quagliuolo -, siamo indietro solo sulla plastica ma abbiamo 7 anni per centrare l’obiettivo e siamo certi di riuscirci».
Nel dettaglio, nel recupero dell’acciaio l’Italia è al 75,3% (soglia 70%), nell’alluminio 63,4% (soglia
5o), nella carta 79,8% (soglia 75%), nel legno 60,1% (soglia 25%) e nel vetro 72,8% (soglia 70). Nel riciclo della plastica siamo al 434%, e dovremo arrivare al 50% entro il 2025.
Un altro obiettivo imposto dall’Europa è quello relativo all’estensione della raccolta della frazione organica e dei rifiuti tessili (obbligatorie rispettivamente dal 2023 e dal 2025).
«Una economia a rifiuti zero è un’utopia – spiega il presidente del Conai – ma gli italiani sono molto
attenti. Certo, commettono ancora alcuni errori». Per esempio, in molti continuano a buttare nel cassonetto della plastica oggetti che non sono imballaggi oppure buttano le bottiglie di plastica senza il tappo; mischiano vetro con ceramica oppure gettano nella campana del vetro anche lampadine e bicchieri, che invece vanno smaltiti in altro modo. Un altro errore frequente è quello relativo alla carta: la carta chimica o la carta sporca non va nella raccolta differenziata.
In termini economici e occupazionali, la filiera dei rifiuti (raccolta, preparazione al riciclo, riciclo industriale) vale complessivamente oltre 55 miliardi di euro di fatturato e dà lavoro a oltre 190.000 persone.
L’Italia è “green”, e non solo in tema di rifiuti: lo è anche sul piano energetico. Oggi, infatti, con il 17,4%, ha un ruolo di leadership trai grandi Paesi Ue per quota di rinnovabili nel consumo interno lordo di energia. In particolare l’Italia è il quarto produttore mondiale di biogas – dopo Germania, Cina e Stati Uniti – con circa 1.920 impianti operativi, di cui circa 1.460 nel settore agricolo e 460 nel settore rifiuti e fanghi di depurazione, per un totale di circa 1.40o MW elettrici installati, di cui poco meno
di i.000 nel compatto agricolo. Negli ultimi anni, però, la crescita dell’Italia in questo settore si è fermata. Per raggiungere gli obiettivi Ue dovrà adesso tornare a correre: a luglio di quest’anno l’Europa ha aggiornato i suoi target al 2030 relativi alla lotta ai cambiamenti climatici e al rilancio di un nuovo sviluppo economico basato sulle fonti rinnovabili. (…)
Fonte: Il Sole 24 Ore