Nel 1998, gli imballaggi recuperati erano uno su tre, oggi sono tre su quattro. Cresce la sensibilità dei Comuni e dei cittadini al riciclo, ma le stesse aziende puntano sul “green” e sulla sostenibilità ambientale oltre che per i prodotti anche per il loro packaging, per motivi di sensibilità ambientale, di immagine
e, non ultimo, di riduzione dei costi.
Su 12 milioni di tonnellate di imballaggi entrati in circolo sul mercato italiano nel 2015, 8 sono stati avviati al riciclo, pari ad una quota del 67%, il 2,7% in più rispetto al 2014. Includendo anche quelli
indirizzati ai termovalorizzatori, tradotti in recupero energetico, si aggiunge un ulteriore milione e 300 mila tonnellate, che fa salire il totale a 9,3 milioni, cioè il 77% dell’immesso al consumo.
«C’è ancora molto da fare, ma di strada ne abbiamo percorsa molta» dice commentando i dati del preconsuntivo Walter Facciotto, direttore generale del Conai, consorzio nazionale senza fini di lucro, costituito da un milione di aziende produttrici e utilizzatrici di imballaggi, nato sulla base della legge Ronchi de11997, che collabora con i Comuni sulla raccolta differenziata e indirizza l’attività di recupero di sei consorzi dei materiali, dalla plastica alla carta, dall’alluminio al legno, dall’acciaio al vetro.
Il trend ecologico è in crescita. «Le imprese pagano un contributo ambientale al Conai per raggiungere gli obiettivi di legge di riciclo e recupero – spiega Facciotto – che è basato sul peso del materiale, quindi
meno pesa l’imballaggio meno pagano e già questa è una leva che impegna le aziende se non altro a realizzarne di meno pesanti.
Poi c’è l’aspetto prevenzione: con un progetto che si chiama “Pensare futuro” aiutiamo le imprese a produrre packaging con meno impatto ambientale». Con questo obiettivo Conai ha appena lanciato l’edizione 2016 del “Bando prevenzione”, che stanzia 300 mila euro (cento in più rispetto all’anno scorso) per premiare le aziende consorziate che abbiano realizzato soluzioni di packaging più innovative ed ecosostenibili nel biennio 2014-2015, agendo su almeno uno dei seguenti criteri: riutilizzo, risparmio di materia prima, utilizzo di materiale riciclato, ottimizzazione della logistica, semplificazione del sistema di imballo e ottimizzazione dei processi produttivi.
Le candidature per ciascuna delle sei filiere – acciaio, alluminio, carta, legno, plastica, vetro – dovranno essere presentate entro il 30 giugno. I dati confermano l’impatto di scelte sostenibili: nell’edizione 2015 i 38 progetti premiati erano di 39 aziende che applicandoli hanno ottenuto una riduzione dell’impatto ambientale degli imballaggi mediamente quantificabile in un calo del 49% delle emissioni di CO2 in atmosfera, del 50% del risparmio di energia e del 51% nei consumi di acqua.
«La prima tendenza è puntare su packaging più leggeri – conferma Facciotto – . L’altra è produrre imballaggi che possano essere riutilizzati: penso ad esempio al circuito dei bar e dei ristoranti, con
le bottiglie di vetro e i contenitori di birra che possono essere usati più volte, con il contributo pagato una sola volta. Infine è sempre più adoperato materiale riciclato, per gli imballaggi di cartone è il 90%».
Fonte: Affari e Finanza