Il segreto per crescere? Rifare il pacchetto

09 Novembre 2020

Venegoni di Trecate, in provincia di Novara, attiva nel settore cosmetica, ha lavorato per ridurlo spesso , della banda stagnata dei propri barattoli: il risultato è che è riuscita a tagliare del 996 il peso delle confezioni, aumentando il numero di prodotti trasportabili su un singolo pallet da caricare sui camion.
Sempre nel comparto della cura perla persona, la friulana Pack+ ha riprogettato l’imballaggio per il -confezionamento di creme solari: se Infatti inizialmente era composto danna scatola in cartoncino e un inserto in cartone a sostegno dei tubetti di creme, ora la nuova soluzione è costituita dalla sola scatola, ridotta in dimensioni, che contiene i prodotti in modo più compatto, con un risparmio totale d e137% di materia prima e la riduzione degli scarti di produzione.
La multinazionale tedesca Henkel ha ridisegnato i flaconi della linea di detergenti Bref aumentando il contenuto di pet riciclato dal 50 al 100%, eliminando il colore bianco a favore di un colore neutro trasparente e adottando un rivestimento staccabile del flacone stesso per facilitare le operazioni di differenziazione delle componenti per il riciclo.
Infine, il produttore toscano di olio d’oliva Carapelli ha sostituito le sue bottiglie virando da una colorazione chiara a una più scura, il che ha permesso di passare dal 15 all’85% di vetro riciclato. Certo, la disruption, la cesura innovativa è universale rispetto al passato, non appare e al mondo maturo del packaging. invece un progresso incrementale quello che sta portando alte aziende a rivedere l’impronta ecologica delle confezioni con cui i prodotti vengono proposti ai consumatori: è un segno di sensibilità verso i temi della sostenibilità, ma è Durante la scorsa primavera, in Italia, la quota di raccolta differenziata è aumentata del lo per cento soprattutto la presa di coscienza che è anche da lì che si possono incrementare le marginalità di fine anno.
«L’attenzione su questi temi sta crescendo, sia nelle aziende che da parte dei cittadini, tanto che se solo cinque anni fa l’ecodesign era un tema da tecnici, oggi le organizzazioni tendono a mettere gli sforzi nella razionalizzazione del packaging al centro delle proprie strategie di marketing», ragiona Luca Ruìni, vicepresidente Sicurezza, Ambiente ed Energia del gruppo Barilla e da quest’estate, per il prossimo triennio, alla guida del Conai, il Consorzio nazionale per la valorizzazione degli imballaggi. Il che non significa ancora che una confezione — o un imballo — più green sia un driver capace di modificare la domanda finale (acquisto questo prodotto al supermercato rispetto a quello perché ha una confezione riciclabile), anche se gli sforzi di comunicazione delle aziende più evolute — si pensi alla ricerca nei nuovi materiali tecnici compostabili a parte del settore appare per l’outdoor o la strategia join life del fast fashion— indicano chiaramente chela strada sia quella giusta.
Attenzione su un trend ormai in atto e che nemmeno il primo lockdown è riuscito a rallentare.
Prosegue infatti Ruini: «Durante la scorsa primavera In Italia è aumentata del 50% la quota di raccolta differenziata: è cresciuto d ell’8%il conferimento di plastica, addirittura del 24% quello di acciaio, materia prima utilizzata nella produzione di scatolame alimentare, mentre numeri negativi sono stati registrati perii vetro a causa delle difficoltà affrontate dal comparto della ristorazione e dell’ospitalità.
Questo per dire che il riciclo è ormai entrato nelle abitudini di privati e aziende e, anzi, a causa dello stop forzato di alcune economie, in primis l’edilizia e l’automotive, si è rischiato l’effetto contrario, vale adire la saturazione degli stoccaggi temporanei di materia prima secondaria (ad esempio il rottame ferroso, ndr) per la caduta della domanda: ne siamo usciti solo grazie a un provvedimento governativo che ha allungato il buffering del e immobilizzazioni».
La riduzione della mobilità, di contro, ha fatto da velano al canale ecommerce. il che, a rima vista, potrebbe far pensare a un incremento sostanziale gi utilizzati dalla filiera movimentare e consegne degli imballaggi logistica pepare la merce. «Si tratta tuttavia di una distorsione di prospettiva —corregge il presidente di Conai—poiché l’ecommerce, seppur con numeri in crescita, rappresenta ancora una piccola fetta sul totale dei consumi. Molto più impattante è tutto il packaging che il cliente non percepisce ma che è indispensabile per veicolare la merce, come ad esempio i pallet, ed è su questo che le aziende stanno lavorando».
Due numeri per capirsi. Nel 2019 il  sistema consortile ha permesso di avviare a riciclo il 7o% dei rifiuti d’Imballaggio: un totale di 9,5 milioni di tonnellate sui 53,6 immessi al consumo. Se però alle cifre del riciclo si sommano i) quelle del recupero energetico realizzato grazie appunto alla razionalizzazione degli imballaggi logistici e al conseguente recupero di spazio sui mezzi di trasporto, le tonnellate di rifiuti di imballaggio recuperate salgono a n milioni, quasi l’81 dell’immesso al consumo.

Fonte: L’Economia del Corriere – di Massimiliano Del Barba