E’ resistente, smart, informativo, facile da trasportare ma anche da smontare e riciclare, realizzato con il minimo dispendio di risorse e con materiali ecocompatibili e a loro volta riciclati. Il packaging è sempre più green, un involucro che protegge il contenuto ma anche il pianeta, pensato e costruito secondo i principi dell’ ecodesign. l Conai, il consorzio nazionale imballaggi, promuove da ormai sei anni le soluzioni più innovative e responsabili con il Bando per la prevenzione – Valorizzare la sostenibilità ambientale degli imballaggi: «La progettazione è la fase più importante perché è lì che si stabilisce fino all’80 per cento degli impatti che il pack avrà sull’ambiente», racconta Giorgio Quagliuolo, presidente del Conai. «L’ecodesign è la progettazione che mette a punto l’involucro meno impattante e che al contempo svolge al meglio le sue funzioni, come proteggere e informare. Da anni offriamo dei tool ad aziende e designer, come le Linee guida per il design for recycling e per l’etichettatura ambientale degli imballaggi, e strumenti per fare un’analisi semplificata del life cycle assessment, cioè dell’intero ciclo di vita del prodotto». Nel 2018 il Conai ha recuperato oltre 10 milioni e mezzo di tonnellate di rifiuti di imballaggi (acciaio, alluminio, carta, legno, plastica e vetro), cioè 1’80 per cento degli imballaggi prodotti, di cui il 68,4 per cento avviato a riciclo, pari a 9 milioni e 200 mila tonnellate, «portando il sistema Paese già sulla buona strada per gli obiettivi al 2030 tracciati dalla nuova direttiva europea sull’economia circolare, che riguarda anche il packaging». Per raggiungere questi traguardi «serve agire a monte con le azioni di prevenzione ed ecodesign», continua Quagliuolo, «ma è necessaria anche la collaborazione della filiera a valle, sostenere gli enti locali e creare una cultura diffusa del riciclo. Qui è importante evidenziare l’accordo quinquennale per la raccolta differenziata e il riciclo tra il Conai, i suoi consorzi e l’Anci, l’associazione nazionale dei Comuni italiani». Certo, si può sempre migliorare, comunque, riguardo i rifiuti di imballaggio riciclati per abitante, l’Italia è il secondo miglior Paese in Europa dopo la Germania. L’ecodesign è il punto di partenza per packaging ecofriendly: «Preferisco parlare di imballaggi ambientalmente preferibili, quelli che, durante l’intero ciclo di vita, presentano un minor impatto rispetto ad altri», afferma Laura Badalucco dell’università Iuav di Venezia. «Questa continua comparazione permette di pensare non ad un traguardo raggiunto, ma ad un percorso di costante miglioramento, fondamentale quando si parla di produzione e consumo responsabile (il Sustainable Goal 12 delle Nazioni Unite)». Per progettare una confezione virtuosa bisogna focalizzarsi sul binomio conte nuto-contenitore: «Il primo obiettivo è la protezione del contenuto, sia esso un alimento, un dispositivo elettrico, un arredo. A volte si pensa che eliminare il packaging sia la scelta migliore, ma il costo ambientale e sociale dovuto al deterioramento del contenuto è quasi sempre maggiore di quello dell’imballaggio». Le leve di prevenzione del Conai sintetizzano gli elementi chiave di un packaging responsabile, come sottolinea Laura Badalucco: «Il risparmio di materia prima, l’utilizzo di materiale riciclato, il riutilizzo, l’ottimizzazione della logistica, la facilitazione delle attività di ricido, la semplificazione del sistema di imballo e l’ottimizzazione dei processi produttivi. I benefici ambientali devono essere quantificabili e comunicabili così come i vantaggi economici che una strategia di sostenibilità deve prevedere». Il design trova il punto di equilibrio tra minimo impatto ambientale del contenitore e massima attenzione alle caratteristiche e necessità del contenuto: «Il packaging designer studia la forma e la struttura della confezione, la sua usabilità e le modalità di utilizzo, lo svuotamento, il conferimento alla raccolta differenziata. Il progettista sceglie i materiali, i sistemi di apertura, le etichette, idea soluzioni che facilitano il riciclo, con attenzione alla parte comunicativa». Le parole chiave nella progettazione sono: «Ottimizzazione nell’uso di materiali, energia, acqua, logistica; massimizzazione delle performance dell’imballaggio e della sua riciclabilità; miglioramento dei consumi e delle modalità d’uso. Bisogna guardare avanti e immaginare nuovi scenari di consumo responsabile: è ciò che ci chiede l’economia circolare. E noi lo facciamo a partire dalla formazione, con il master in Circular Design all’università Iuav di Venezia»
Fonte: La Repubblica, di Francesca Gugliotta