Oggi tutti la chiamano in un altro modo, ma è da oltre 15 anni che facciamo economia circolare per ridurre l’impatto ambientale dei rifiuti da imballaggio». Walter Facciotto ha lo sguardo lungo – sia quando parla al passato, che quando parla al futuro – di chi si occupa di riciclo e recupero dei rifiuti da qualche decina di anni.
Come avete sensibilizzato le imprese nella produzione di imballaggi più ecosostenibili? Abbiamo un progetto che si chiama Pensare futuro. Lo portiamo avanti da 15 anni. Il principio su cui si basa non è più «dalla culla alla tomba», per cui l’azienda produce un imballaggio e finita la funzione non se ne preoccupa più, ma «dalla culla alla culla», per cui l’azienda realizza un imballaggio, pensando già in fase di progettazione cosa succederà una volta finita la sua funzione.
In concreto che cosa avete fatto per aiutare le imprese? Uno degli strumenti più utili che abbiamo ideato si chiama Ecotool e riguarda il life cycle assessment. Il programma prevede che le imprese inseriscano i dati della carta d’identità dei loro imballaggi: automaticamente viene calcolata l’emissione di CO2, l’energia totale necessaria e l’utilizzo di acqua. Il confronto tra la produzione attuale dell’imballaggio e la produzione con gli interventi migliorativi consentono di verificare il risparmio ottenuto su emissione CO2, energia e acqua. Sulla base di questo l’azienda può capire se sta andando nella direzione giusta per ridurre l’impatto ambientale.
Dalla valorizzazione dei comportamenti virtuosi è nato anche un premio? Abbiamo creato una graduatoria delle attività di prevenzione sugli imballaggi e in base a questa suddividiamo un premio di 2oomila euro tra le aziende che hanno ottenuto i risultati migliori. A proposito di risultati qual è lo stato di salute di raccolta differenziata, riciclo e recupero in Italia? La raccolta purtroppo ha un andamento molto diverso nel paese, con il nord molto virtuoso e il sud dove ci sono ancora molte regioni che hanno ancora un livello a una cifra. Quanto al riciclo e al recupero, gli obiettivi di legge fermi dal 2008 sono già stati ampiamente superati e oggi siamo al 66% di riciclo e al 77% di recupero. In Italia praticamente tre imballaggi su quattro vengono avviati al recupero. Qual è il contributo del Conai al raggiungimento di questi risultati? Noi siamo noti per aver contribuito attraverso l’accordo quadro Anci-Conai allo sviluppo della raccolta domestica degli imballaggi e al loro riciclo. I comuni che vogliono consorziarsi col sistema consortile possono farlo e noi riconosciamo loro i maggiori oneri della raccolta differenziata. La differenziazione deì rifiuti però parte dai comportamenti dei cittadini nel momento in cui preparano la spazzatura. (…)
Fonte: Il Sole 24 Ore