È il momento di un’evoluzione per il riciclo dei rifiuti da imballaggi. Il Conai, il consorzio nazionale imballaggi che coordinala raccolta e il ricupero delle confezioni usate, compiuti i 18 anni è maggiorenne.
Due i temi caldi per l’assemblea annuale di oggi: il nuovo meccanismo “differenziato” del contributo pagato dalle imprese e i suggerimenti dati di recente dall’Antitrust per rendere più flessibile il mercato
del riciclo.
Ormai la raccolta differenziata è consolidata fra consumatori e imprese e, soprattutto, fra i sindaci che devono offrire questo servizio ai loro concittadini. Il Mezzogiorno sta “decollando”; il mercato del riciclo si è consolidato con la nascita e il rafforzarsi di innumerevoli imprese e di prodotti contenenti materiali rigenerati.
Le aziende che confezionano i loro prodotti esigono imballaggi più complessi e difficili da ricuperare. Ecco alcuni dei dati che il presidente Roberto De Santis presenterà oggi all’assemblea del Conai, cui aderiscono i sei consorzi di filiera (acciaio, alluminio, carta, legno, plastica e vetro) e più di un milione di
imprese che usano gli imballaggi: nel 2015 i servizi di raccolta differenziata dei Comuni hanno restituito 3,8 milioni di tonnellate di confezioni usate (+5%), senza contare le raccolte private, commerciali e industriali. Cresce il riciclo (66,5% contro il 65,9% del 204) e il ricupero complessivo (77,5% contro il 77% del 204). La raccolta di imballaggi di plastica dal Mezzogiorno è cresciuta più che al Nord (+4,8% rispetto al 204 al Sud, +48% per il Nord).
Il contributo ambientale è destinato ai Comuni per pagare la raccolta differenziata e l’avvio a riciclo dei rifiuti di imballaggio. Ma le confezioni cambiano. Sono più esigenti, prestazionali e meno riciclabili.
«Ora renderemo il contributo un fattore che meglio contribuisca alla protezione dell’ambiente, modulandolo a seconda dell’effettivo impatto ambientale degli imballaggi ai quali si applica, dice
Roberto De Santis. Non basta più promuovere la “prevenzione” e spingere i committenti di imballaggi e i
produttori alla progettazione e alla produzione di imballaggi più sostenibili. Serve un meccanismo premiale. «Abbiamo pertanto deciso di ridurre il contributo per gli imballaggi in plastica che, sulla
base delle tecnologie oggi disponibili, sono più facili da selezionare e da riciclare. Inoltre vi sono imballaggi destinati al circuito imprenditoriale del commercio e dell’industria che per varie ragioni, soprattutto di raccolta e selezione, hanno un impatto minore e quindi il contributo può essere
applicato in misura ulteriormente ridotta».
Per modellare la diversificazione del contributo secondo l’impatto ambientale sono serviti studi con 5mila aziende di produzione; prima che il nuovo meccanismo parta passerà almeno un anno di
test applicativi.
L’altro tema è l’indagine sui rifiuti con cui l’Autorità garante per la concorrenza teme nel consorzio un rischio di monopolio. De Santis osserva che «i rifiuti provengono dalla raccolta urbana ma anche dalla
raccolta imprenditoriale, dove affluiscono i rifiuti di imballaggio derivanti da stabilimenti industriali, supermercati, centri commerciali. La quota gestita dal sistema Conai si attesta nel 204 intorno al 47,6%,
mentre il resto dei rifiuti di imballaggio è trattato da operatori indipendenti. Per i rifiuti urbani il sistema gestisce circa il 68%. Non mi pare si tratti di monopolio». Conai ha un ruolo di “servizio universale” e avvia a riciclo ciò che altrimenti finirebbe in discarica, sostituendosi agli operatori indipendenti solo
quando i costi rendono poco conveniente il servizio privato e raccogliendo imballaggi commerciali e industriali. Avverte De Santis: «Le analisi e la voglia di cambiare le leggi non possono essere prevenute o
basate su evidenti inesattezze; si rischia un arretramento sul piano ambientale e di danneggiare un sistema apprezzato in tutta Europa».
Fonte: Il Sole 24 Ore